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lunedì 12 novembre 2012

Regione: L’intervento dell'assessore Mancini al Consiglio regionale sul Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpfer) per gli anni 2013 - 2015


Di seguito – informa una nota dell’ufficio stampa della giunta regionale - l’intervento dell'assessore regionale alla Programmazione Giacomo Mancini con cui è stato presentato oggi, al Consiglio regionale, il Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpfer) per gli anni 2013 – 2015.
“Anche quest'anno il DPEFR sarà approvato nei tempi fissati dalla legge. Dall'avvio di questa legislatura tutti i provvedimenti di natura contabile (a iniziare dai bilanci di previsione) sono sempre stati definiti rispettando la tempistica imposta dalla legge. Ciò che prima mai era successo in Calabria, per l'amministrazione guidata dal Governatore Scopelliti è diventata una positiva abitudine. In questo modo abbiamo avviato un'azione di risanamento dei nostri conti e abbiamo iniziato ad allinearci alle regioni virtuose del nostro Paese. Oggi di fronte a noi si presentano tante nuove e importanti sfide. Il DPEFR, redatto anche quest'anno con la collaborazione dello Svimez, fissa le più importanti tratteggiando la situazione economico finanziaria della Calabria con le sue luci accese grazie al nostro lavoro e le sue ombre ancora lontane dall'essere dissipate. E, però, la crisi che investe anche il nostro Paese sta rapidamente cambiando il quadro, ad iniziare da quello normativo, mettendo a repentaglio l'intero sistema delle autonomie legislative e territoriali. Il Governo ha già ridotto le province di numero comprimendone le funzioni e la rappresentatività. Adesso è il turno delle Regioni. A causa dell'ondata di biasimo e di indignazione che ha accompagnato gli scandali all'interno delle istituzioni regionali di ogni latitudine del Paese, il Governo non ha soltanto previsto dei tagli sacrosanti ai cosiddetti costi della politica, a parte dei quali la Calabria si è subito adeguata, ma ha introdotto tutta una serie di misure, che se confermate e convertite in legge, porteranno allo strangolamento tutto il sistema delle regioni. Già adesso siamo alle prese con difficoltà non semplici da superare. Il combinato disposto dell'obbligo di rispettare il patto di stabilità e di raggiungere il target di spesa dei fondi strutturali trasforma in un periglioso percorso ad ostacoli gli ultimi mesi di esercizio dell'anno. Cito alcune cifre che spiegano meglio di tante parole: nel 2010 il tetto di spesa per la Regione Calabria al netto della Sanità era di 1420 milioni di euro, nel 2011 il plafond è sceso a 1195 milioni. Quest'anno è a 1085. Il prossimo anno scenderà presumibilmente a 1006 milioni. In tre anni, insomma la Calabria può spendere il 40% in meno. Al contrario i target di spesa dei fondi comunitari aumenteranno in maniera esponenziale ogni anno. Tutto ciò ci mette nella situazione, davvero paradossale, di non poter spendere per quanto vorremmo e potremmo perdere le risorse comunitarie dalle quali passa lo sviluppo della nostra terra. Negli ultimi 24 mesi, infatti, abbiamo programmato la quasi totalità della dotazione finanziaria del Por Fesr e del Por Fse. Nonostante questa mole di lavoro abbiamo difficoltà a raccoglierne i frutti. Non tanto per la complessità delle procedure e per i ritardi che pur ci sono e ai quali pur bisogna porre rimedio. Ma la Calabria non spende le risorse europee per come vorremmo e potremmo perché, se liquidassimo i decreti che riguardano le risorse europee, intaccheremmo il plafond annuale così da impedirci di pagare stipendi e salari ai nostri corregionali. Anche qui qualche numero: un'annualità per la forestazione costa ai calabresi 240 milioni di euro circa (17 milioni x 14 mensilità), il comparto dei trasporti per la sola quota a carico delle risorse regionali 110 milioni di euro, il personale regionale 110 milioni, i mutui 176 milioni di euro, il consiglio regionale 70 milioni, e poi ci sono gli LSU e altro precariato, per i quali occorrerebbero oltre 50 milioni del comparto delle politiche sociali e delle rette per le RSA. In più dobbiamo anche fronteggiare la mancanza di liquidità nelle nostre casse. Per il trasporto settore ferro quest'anno il Governo ancora ci deve liquidare 64 milioni di euro, e non abbiamo più i trasferimenti del decreto legislativo 112, poiché il governo ci ha applicato tagli per oltre 100 milioni di euro che andavano a finanziare le imprese, le iniziative in agricoltura, le politiche sociali, lasciandoci però le funzioni e gli obblighi, come quello che dovremmo sostenere per i malati di sangue infetto che costerà circa 20 milioni, prima a carico interamente dello Stato. E la mancanza di liquidità è accentuata dalla sospensione dei pagamenti del Por. Solo qualche settimana fa abbiamo risolto la situazione del FSE i cui pagamenti erano bloccati dal 2009. E' evidente che questo stato di cose diventerà insostenibile se non si agisce immediatamente, soprattutto se si pensa che il decreto 174/2012 del Governo impone l’obbligo di tutta una serie di interventi che se non attuati porteranno la Regione a subire delle sanzioni gravissime, primo fra tutti il taglio dei trasferimenti dell’80% e infine lo scioglimento del Consiglio per grave violazione di legge. Da questa azione di strangolamento si esce tutti insieme come sistemi delle regioni, come forze politiche, come parti sociali. Ma da questo assedio dobbiamo uscire tutti insieme come Calabria. Per parte nostra abbiamo definito e realizzato un sistema di certificazioni dei pagamenti, per garantire alle aziende alcune anticipazioni di liquidità. attraverso un percorso concordato e condiviso con  gli istituti di credito sul territorio. Tali anticipazioni riguarderanno innanzitutto il settore dei trasporti e quello della forestazione. Ma tutto ciò non basta. Dobbiamo fare di piu' e meglio. Ecco perché oggi ripropongo all'attenzione dell'Aula due sfide: una da lanciare al Governo, l'altra a noi stessi. Quella al Governo riguarda l'intera nettizzazione dei fondi comunitari. Che in parole povere significa non computare nel plafond di spesa annuale messo a disposizione delle regioni tutta la spesa comunitaria, compresa cioè la quota nazionale e regionale che al momento incide sul patto. Così come avviene per la sanità. Di modo che se si spendono 160 milioni per la metro di Cosenza, per fare un esempio, quelle risorse non intaccheranno il salvadanaio che noi potremo utilizzare per la spesa corrente e per far fronte alle emergenze sociali. Attraverso l'intera nettizzazione dei fondi comunitari potremmo in tempi rapidi arrivare a spendere tutte le risorse dei POR così da costruire opportunità di sviluppo concrete e tangibili per la nostra terra. La seconda sfida è quella delle riforme. Dobbiamo necessariamente ridurre le spese dei comparti più pesanti iniziando con il tagliare sprechi, sperperi e cattiva gestione che ancora vi si annidano. Il Governatore Scopelliti nel comparto sanità ha ridotto il deficit da oltre 250 milioni ad 80 milioni annui. Dobbiamo fare lo stesso nella forestazione, nei trasporti, nel sociale e ovunque la spesa pubblica è  immotivatamente alta. Il fabbisogno determinato dalla legislazione  vigente per le voci prima ricordate è molto più alto delle risorse a  disposizione. Con l’obbligo del pareggio di bilancio e con le nuove regole introdotte sull’indebitamento, non è più possibile rinviare le obbligazioni agli anni successivi. Fare le riforme per ridurre la spesa ad un livello sostenibile è quindi ormai diventato improcrastinabile. Sono queste le sfide che abbiamo dinanzi a noi. La speranza, non per la nostra parte politica, ma per l'intera Calabria è che insieme siano affrontate e vinte”.

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