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lunedì 14 maggio 2012

Reggio Calabria: il Presidente Raffa interviene sull'ATO 5


L’ultima relazione della struttura ATO 5 di Reggio Calabria, riferita al 30 aprile scorso, individua “le criticità del sistema idrico integrato nel quale trovano una propria definizione gli obiettivi relativi alla ricognizione, al programma degli interventi, al piano degli investimenti, ai costi di gestione e alla tariffa necessaria a coprire i costi e ad assicurare la remunerazione dei capitali necessari a finanziare investimenti in un sistema avviato”.  Obiettivi non più raggiungibili dopo che la Regione ha deciso di affidare ai comuni i compiti che fino ad oggi erano propri delle finalità degli ATO. Gli scenari che adesso si disegnano non sono certo rosei. Intanto perché non si è tenuto  conto del DL del 23 dicembre 2011 che proroga di un anno l’esistenza degli Ambiti Territoriali Ottimali, prima del varo di un unico organismo regionale. Poi perché, frettolosamente, sono stati cancellati anni di esperienza e di professionalità ancora valide anche per terminare i programmi già avviati. Dalla relazione emerge che la rete idrica del territorio della provincia è caratterizzata da un’alta dispersione di liquido che si attesa al 60% e che siamo in presenza di un sistema fognario e depurativo precario e non conforme a quanto prescritto dalla normativa comunitaria e nazionale. Le criticità interessano il 90% dei comuni della provincia di Reggio. Precarietà che, per quanto riguarda il sistema fognario, è aggravata dal fatto che in “molte zone del territorio le reti sono insufficienti o addirittura mancanti”. Ciò comporta numerose infrazioni europee che determinano sanzioni a carico della Regione Calabria. In generale, poi, si fa rilevare che il sistema della depurazione, dal 1999 al 2011 è stato caratterizzato dalla presenza  del Commissario per l’Emergenza Ambientale che “ha determinato un notevole cambiamento  strutturale  del sistema depurativo all’interno del territorio dell’ATO 5 con la realizzazione di una serie di depuratori ‘consortili’ che di fatto non lo sono a causa della mancanza di collettori fognari”. I particolari del rapporto sono ancora più drammatici. In oltre duecento località con una densità abitativa di ventimila residenti non esiste la rete fognaria; la mancanza di fognature riguarda segmenti di territorio con popolazione compresa tra i 50 e i 200 abitanti; una terza fascia di popolazione residente pari a 4.400 abitanti non conosce l’esistenza delle fognature. In tutta la provincia, la quasi totalità del sistema fognario è prevalentemente misto. Tutto ciò, ovviamente, è motivo di infrazione per l’Unione Europea. Non meno drammatica è la situazione riferita al sistema depurativo: in parte obsoleto e in parte di nuova generazione che, tuttavia, è insufficiente e critico nonostante l’Ufficio del Commissario per l’Ambiente, “con attività mirate, abbia cercato di rimuovere situazioni di rischio ambientale con la costruzione di diversi depuratori consortili, la cui attività ancora risulta insufficiente”.  I compiti dell’ATO 5, con interventi programmati e finalizzati ad affrontare l’intera problematica, hanno consentito alla provincia di Reggio, fino alla stagione estiva del 2011, di avere una discreta balneabilità nonostante  la vetustà degli impianti di depurazione”.
“Adesso – dice il Presidente Giuseppe Raffa - , dopo che la legge regionale  ha soppresso gli Ato preferendo un rapporto diretto con i comuni, è stata smantellata quella rete sinergica tra gli enti che ha portato a buoni risultati nonostante fossimo in presenza di situazioni di crisi e di grande precarietà. Una decisione, tanto azzardata quanto inopportuna, che non produrrà effetti positivi: né per quanto attiene la continuità del servizio né sull’efficacia dell’azione amministrativa. Perché tanta fretta, quando la legge ha inteso assicurare l’indispensabile continuità nell’erogazione del servizio?  I sindaci – rileva Raffa – si troveranno di fronte a un ginepraio di criticità e di emergenze in cui difficilmente i comuni, soprattutto quelli di piccola dimensione, riusciranno a muoversi. E lo diventa ancora di più per mancanza di una rete in grado di superare le difficoltà di chi dovrà gestire tanti piccoli segmenti operativi che per diventare virtuosi richiedono un coordinamento per evitare la spirale della frammentazione. Forse non si è  tenuto conto  delle struttura tecniche degli enti di piccole dimensioni in cui sono totalmente assenti figure professionali in grado di far fronte ai nuovi compiti imposti dalla Regione. Non si esclude, quindi, che i Comuni saranno costretti a percorsi tortuosi e a grosse difficoltà di gestione, soprattutto in assenza, diversamente da quanto avveniva in passato, di una specializzata  società di manutenzione. Smantellare gli Ambiti Territoriali, come quello che faceva capo alla Provincia di Reggio, significa annullare un modello che, nel bene e nel male, non aveva fatto gravare sui singoli comuni il peso e la responsabilità, anche di natura penale,  di un servizio delicato e al tempo stesso vitale sia per la salute sia per lo sviluppo socio – turistico del territorio. Una decisione assunta in un momento storico in cui la collaborazione tra enti è vitale nella gestione di servizi d’interesse pubblico. Lo smantellamento degli Ato, che qualcuno considera una ‘rivoluzione’- termina il Presidente della Provincia di Reggio-, appare, invece, una decisione finanche  priva di logica. Ecco perché credo, almeno per quanto riguarda l’esperienza reggina, sia importante consentire all’Ato 5 di operare in regime di prorogatio, nella gestione del servizio idrico integrato, fino alla costituzione dell’Ato unico regionale. Non è solo questione di risorse.  E’ fondamentale, invece, che queste risorse siano messe in ‘rete’ e procedere così a strutturare un sistema in grado di superare le criticità esistenti e rilanciare l’economia del territorio, soprattutto quella che trae linfa dal comparto turistico”.

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